Entrerà in vigore nel 2020 e comporterà la tassazione dei manufatti monouso e incentivi alle aziende che sceglieranno una linea green: ecco tutte le norme – e le polemiche – sull’imposta prevista per la legge di Bilancio.
Entrerà in vigore nel 2020 e comporterà la tassazione dei manufatti monouso e incentivi alle aziende che sceglieranno una linea green: ecco tutte le norme – e le polemiche – sull’imposta prevista per la legge di Bilancio.
Vaschette monouso in polietilene, buste, tetrapak, contenitori, polistirolo, tappi, etichette e, ovviamente, bottiglie: dall’1 giugno 2020 entrerà in vigore la “plastic tax”, misura attualmente contenuta nel Documento programmatico di bilancio allo scopo di incentivare il riuso e il riciclo e limitare gli sprechi forieri di inquinamento.
Un’imposta di 1 euro al kilogrammo sulla plastica monouso e una serie di incentivi per le aziende che faranno la scelta ecologica di materiali biodegradabili e compostabili: queste le iniziative pensate per un’Italia che si allinea alla tendenza globale, anche se tra mille critiche e perplessità.
Se, infatti, Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, ha dichiarato: «Si cerca di superare l’abuso della plastica monouso. Sono piccole cose che vanno nella direzione di migliorare l’ambiente», dall’altra parte il ministro dell’Ambiente Sergio Costa non è apparso altrettanto entusiasta. «Plastic Tax? Io preferisco sempre gli incentivi alle tasse», ha dichiarato a “Un giorno da pecora” su Radio Rai 1.
Ma quali saranno effettivamente i prodotti tassati e quali quelli esenti? Il documento stabilisce che saranno soggetti a tassazione i cosiddetti Macsi, ossia i manufatti di plastica con singolo impiego. Dunque, gli imballaggi degli elettrodomestici e computer, i rotoli in plastica pluriball, pellicole e film in plastica estensibili, oltre agli articoli già menzionati: tutto ciò che non è stato prodotto in un’ottica di riciclo sarà soggetto alla ‘plastic tax’. Esenti, quindi, i contenitori per cui è possibile un riutilizzo, come le taniche o le custodie di oggetti, e ovviamente le siringhe, per evidenti ragioni.
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Allo stesso tempo le aziende che operano nel settore della plastica e che decideranno di produrre materiali biodegradabili e compostabili riceveranno un credito d’imposta nella misura del 10% delle spese sostenute dal 1 gennaio al 31 dicembre 2020. Tale bonus avrà un tetto massimo di 20mila euro. La “plastic tax”, inoltre, riguarderà il pagamento della tassazione al momento della produzione e dell’importazione in Italia, ma non varrà per le plastiche esportate.
Gli addetti ai lavori non sembrano, però, contenti e la motivazione è da ritrovarsi nel probabile rialzo dei prezzi che rischia di metter in crisi il settore. Unionchimica Confapi, ad esempio, afferma: «Tale misura è ingiusta e non equilibrata, e rischia di vanificare quanto il Governo sta promuovendo in materia di green economy. Si tratta di una tassa che, così come impostata, si fonda su una definizione non chiara di cosa si debba intendere per imballaggi monouso in materiale plastico.
Ciò potrebbe determinare danni notevoli a tutto il settore, con lo spettro della chiusura definitiva di numerose imprese». Federconsumatori ha stimato l’aumento previsto attorno ai 138 euro per famiglia, Codacon attorno a 165 euro, considerando anche lo stop alle agevolazioni sul gasolio per i veicoli euro 3.
Anche il presidente di Unionplast, Luca Iazzolino, è dello stesso avviso: «Una plastic tax rischia di affossare ulteriormente la competitività di un settore di eccellenza che sta già intraprendendo una transizione verso soluzioni più sostenibili. Già oggi, infatti, il 15% della plastica utilizzata proviene da economia circolare, con un trend in continua crescita, anche sulla spinta delle dinamiche di mercato». La messa al bando delle plastiche monouso ha già messo a rischio 30 aziende e 3mila posti di lavoro, continua il presidente: «Produrre una tonnellata di plastica per imballaggi costa circa 1000 euro e la ventilata ipotesi di una tassa aggiuntiva del 20% metterebbe a rischio il futuro di 50mila lavoratori e 2mila imprese».
Polemiche anche dal mondo politico, con Matteo Salvini che rimprovera: «A proposito di tasse in manovra, solo quella sulla plastica farà aumentare del 10% i prezzi dei prodotti di larghissimo consumo. Significa, per esempio, pagare almeno il doppio l’acqua minerale, mica il caviale! Governo bugiardo: è questo l’aumento selettivo? Quello sull’acqua, la verdura e i biscotti? Vergogna».
Giorgia Meloni, su Facebook, incalza: «Latte, acqua in bottiglia, saponi, shampoo, detersivi, verdura in busta, bibite, merendine, prodotti farmaceutici, carne e pesce confezionati e qualsiasi altro genere che contiene plastica tetrapak o polistirolo sarà tassato. Praticamente quelli che sono nati per non aumentare l’Iva l’hanno aumentata dandole un nome diverso. Che senso ha tassare oggi la plastica monouso quando sarà messa al bando in tutta la Ue dal 2021, se non quello di fare cassa sulla pelle di aziende e cittadini italiani?».
Analoga la posizione di Matteo Renzi per il Messaggero: «Italia Viva ha fatto un lavorone – con Teresa Bellanova e Gigi Marattin – per evitare i 23 miliardi dell’aumento dell’Iva e l’aumento di tasse su cellulari, gasolio, casa. In questa manovra c’è qualche segnale incoraggiante su famiglia, sanità, stipendi. Ora c’è bisogno di eliminare i tre principali errori rimasti: le tasse su zucchero, plastica e soprattutto auto aziendali che sono una inspiegabile mazzata alla classe media […] rivendico la battaglia culturale. Giusto combattere l’evasione fiscale ma va combattuta anche l’invasione fiscale: l’invasione fiscale di nuove tasse e aumenti sconsiderati. Le tasse in Italia sono troppe: facciamole scendere. O almeno non alziamole».
Gina Lo Piparo
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