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Indonesia: cristiana schizofrenica processata per atti blasfemi

GinaLoPiparo

Indonesia: cristiana schizofrenica processata per atti blasfemi

giovedì 24 Ottobre 2019 - 12:49
Indonesia: cristiana schizofrenica processata per atti blasfemi

Rischia fino a 5 anni di reclusione per essere entrata in moschea con le scarpe, insieme al suo cane. Nonostante gli esami clinici ne accertino la malattia mentale, la donna è stata imprigionata e processata.

Rischia fino a 5 anni di reclusione per essere entrata in moschea con le scarpe, insieme al suo cane. Nonostante gli esami clinici ne accertino la malattia mentale, la donna è stata imprigionata e processata.

Ha portato il suo cane dentro una moschea, indossando addirittura delle scarpe, e per questo sarà processata per blasfemia. È successo a giugno a Bogor, in Indonesia, e a nulla è valso l’attenuante della malattia mentale: Suzethe Margaret, 52 anni, rischia fino a cinque anni di prigione.

I cani sono considerati animali impuri nell’Islam, di conseguenza portane uno dentro un luogo sacro è considerato un atto altamente offensivo. La famiglia della donna è accorsa in sua difesa spiegando che soffre di disturbi mentali a seguito dei quali aveva anche iniziato, nel 2013, delle terapie, non portate successivamente a termine.

Le forze dell’ordine, attraverso esame psichiatrico presso l’ospedale di Jakarta, hanno accertato che la condizione è effettivamente reale, cosa che tutelerebbe la donna a livello legale. L’articolo 44 del codice penale indonesiano, infatti, stabilisce che chi compie un atto criminale a causa di determinate condizione di salute mentale non può essere ritenuto responsabile penalmente. Ciononostante Margaret, arrestata a giugno, è stata processata.

Nel video divenuto virale, la donna discute con i custodi della moschea, afferma di essere cristiana e chiede di vedere l’ex marito, che proprio in quella moschea, qualche ora dopo, avrebbe sposato un’altra donna.

Il vicepresidente Jusuf Kalla, anche presidente del Consiglio della moschea indonesiana, ha definito blasfeme le azioni di Margaret, suscitando le numerose critiche degli attivisti per i diritti umani, che sottolineano quanto sia facile abusare, in un paese come l’Indonesia, di questo tipo di leggi.

Andreas Harsono di Human Rights Watch ha detto: «Il governo dovrebbe revocare la legge, invece di espanderla, e far cadere i casi contro quelli accusati».

Melissa Crouch, docente di diritto dell’Università del NSW, ha definito il caso come qualcosa che non dovrebbe mai accadere. Al Sydney Morning Herald ha obiettato che, sebbene entrare con le scarpe nella moschea e introdurvi un cane sia inquietante per i presenti, «questo non è nulla in confronto all’assurdità di denunciare una donna che sembra essere stata colpita dalla sua malattia e il cui comportamento, come catturato nel video, non aveva alcuna intenzione di insultare l’Islam».

Dello stesso avviso anche Gina Goh, direttore regionale della International Christian Concern per il Sud-est asiatico, che ha aggiunto: «Il suo caso dimostra inoltre che la legge sulla blasfemia in Indonesia è stata applicata per opprimere le minoranze nel paese, che siano cristiani, buddisti o disabili mentali. Anche se i precedenti tentativi dei gruppi per i diritti di revocare la legge sono falliti, il governo deve garantire i diritti delle minoranze religiose nel rispetto dei diritti umani».

Stando a Human Rights Watch, anziché mitigare le norme, il governo indonesiano sta attualmente accrescendo il numero degli articoli sul reato di blasfemia da uno a sei. Potrebbe essere considerato blasfemo anche produrre gli schiamazzi vicino a un edificio di culto o persuadere qualcuno all’ateismo.

L’Indonesia, inoltre, è il 30° paese al mondo nella World Watch List 2019 di Open Doors USA relativa alla persecuzione cristiana. Come l’Organizzazione spiega, la maggior parte degli episodi per i cristiani avviene a livello locale negli scontri con i gruppi islamici radicali.

Gina Lo Piparo