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A 5 anni credeva di essere un bambino nel corpo di una bambina: lo psicoterapeuta transgender si racconta

Nausica Della Valle

A 5 anni credeva di essere un bambino nel corpo di una bambina: lo psicoterapeuta transgender si racconta

lunedì 07 Ottobre 2019 - 13:45
A 5 anni credeva di essere un bambino nel corpo di una bambina: lo psicoterapeuta transgender si racconta

Ha vissuto una doppia vita per anni, fino a quando ha cercato di uccidersi per porre fine al dolore che sentiva. «Posso abbracciare la mia storia perché sono stato abbracciato dall'autore della mia storia, Gesù».

Ha vissuto una doppia vita per anni, fino a quando ha cercato di uccidersi per porre fine al dolore che sentiva. «Posso abbracciare la mia storia perché sono stato abbracciato dall’autore della mia storia, Gesù».

Lo psicoterapeuta Jim Pocta ha scritto un articolo per The Gospel Coalition raccontando la sua storia di vita di omosessualità, transgenderismo e un tentativo di suicidio. Aveva sei sorelle e, quando nessuno guardava, si vestiva con i loro abiti. All’età di 5 anni credeva di essere una bambina nel corpo di un bambino. Oggi Jim è un consigliere biblico e si racconta apertamente.

«In qualche modo sapevo solo “era una bambino”. E sapevo anche che c’era qualcosa di sbagliato in questo, quindi avrei dovuto tenerlo per me», ha detto.

Pocta racconta che mentre i ragazzi della sua età sognavano di giocare al campionato di baseball delle World Series, lui sognava di diventare una donna favolosa e avere un bel fidanzato.

A causa di un padre alcolizzato, ex militare con tendenze violente, decise di mantenere il suo segreto di essere gay, fino all’età di 14 anni. Suo padre un giorno gli disse che picchiava i gay a Cleveland. «Mi sono ritirato rapidamente e mi convinsi che avrei dovuto vivere da solo».

Jin Pocta

Jin Pocta

All’età di 18 anni ebbe i primi approcci con il Vangelo, ma quando gli è stato detto che poteva perdere la sua salvezza a causa del suo orientamento sessuale, ha deciso di non seguire la religione, è andato a servire nella Marina degli Stati Uniti e ha affermato la sua omosessualità.

Mentre era nella Marina, incontrò Tom, un marinaio interessato a studiare la Bibbia con lui. Pocta fu d’accordo, ma nascose la sua identità come gay e transgender.

E continua: «Oggi posso rallegrarmi della mia storia – tutto – perché le impronte digitali di Gesù sono su ogni pagina», ha scritto. «Posso abbracciare la mia storia perché sono stato abbracciato dall’autore della mia storia».

Oggi Jim è un consulente biblico e dirige anche Pocta Counselling a Dallas, in Texas, fornendo consulenza a uomini e donne che soffrono di depressione, ansia, dipendenza sessuale, rabbia, tendenze suicide e problemi coniugali.

La Marina lo ha mandato all’estero, dove ha deciso di lasciarsi alle spalle il suo vecchio stile di vita, almeno in superficie.
Mentre era all’estero nelle Filippine, Jim conobbe Linda, un’infermiera della scuola che era interessata al ministero e la propose di sposarsi. Dopo il loro matrimonio, i due si trasferirono a Dallas, dove Pocta iniziò a frequentare il Dallas Bible College.

Nonostante sposato, Jim era ancora attratto dagli uomini e aveva anche il desiderio di diventare una donna. «Ho provato a negarlo, ma il desiderio non andava via. Quindi ho mascherato questo sentimento».

Da questa relazione ebbe un figlio, dopo la gravidanza di Linda, realizzò che aveva bisogno di aiuto e iniziò a frequentare un gruppo di supporto. In seguito decise di avviare un ministero per gay e lesbiche, questo verso la metà degli anni ’80, prima dell’epidemia di AIDS, che falli poco dopo.

«Ho finito per lasciare il ministero, poi la chiesa e infine Dio. Ho praticamente abbandonato la mia cara moglie. Ho deluso i miei figli. Mi sono dimostrato inutile, senza speranza, indifeso», ha detto.

Una violenta depressione e il disturbo bipolare, portò Pocta a pensieri suicida e iniziò a scrivere la sua lettera rivelando che aveva sempre fatto finta di essere qualcuno che non era e non voleva più fingere.

Ma mentre preparava la sua lettera d’addio a sua moglie, lei entrò nella porta molto prima del previsto, contrastando i suoi piani per uccidersi.

Lei lo informò che aveva bisogno di piangere le ferite del suo passato, costringendolo a gestire gli abusi, gli insulti, il bullismo e l’umiliazione che aveva subito durante la sua vita.

«Fu allora che mi resi conto che solo Gesù avrebbe potuto fermare tutto. La “Redenzione”. Era quello che stava pianificando per me. Non avendo paura di sentire il dolore che proviene dal peccato, dal dolore, dalla vergogna e dalla sofferenza, troviamo la riconciliazione e la redenzione», ha detto.

«Ora sono in grado davvero di amare mia moglie Linda come l’uomo che avrei dovuto essere e amare i miei tre figli come un vero padre».

Nausica Della Valle

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