Il dato è stato fornito a Genova da Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Sono 300 milioni i Cristiani che vivono in paesi dove esiste la persecuzione religiosa.
Il dato è stato fornito da Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, nel corso dell’incontro ‘Libertà di Credere’, promosso a Genova dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Come riportato dallAnsa, secondo i dati del rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che Soffre sono 38 i paesi nel mondo dove i cristiani sono sottoposti a persecuzioni estreme o gravi, tra questi la Corea del Nord, l’Arabia Saudita, la Nigeria, l’Eritrea, la Cina, le Filippine, lo Sri Lanka, la Somalia, senza dimentica Irak, Pakistan, Indonesia, e Afganistan.
Il report sottolinea che nel mondo un cristiano ogni 7 vive in un Paese a rischio, e evidenzia come il 61% della popolazione, ovvero 4 miliardi di persone, vive in paesi nei quali non è garantita la libertà di culto.
Alessandro Monteduro ha spiegato che «l’oppressione in nome della fede delle comunità cresce e purtroppo ancora oggi la comunità cristiana è quella maggiormente discriminata e perseguitata. I cristiani che soffrono forme di persecuzione sono oltre 300 milioni. La comunità cristiana, per gli estremisti, hanno la grave colpa di essere considerati occidentali a prescindere e di essere una colonna interna dell’occidente nel proprio paese. Una comunità che oltre a essere pacifica e pacificatrice è quanto di più pericoloso possa esserci, ecco un altro motivo di persecuzione».
Monteduro sottolinea poi come i persecutori siano «sicuramente le organizzazioni terroristiche legate al terrorismo islamico, ma anche il nazionalismo religioso come sta accadendo in India».
Per la senatrice Stefania Pucciarelli, presidente della commissione Diritti Umani, «il fenomeno dei cristiani perseguitati, affrontato anche in commissione, si sta ampliando anche in Europa e bisogna vigilare perché non si può essere uccisi o imprigionati perché cristiani».