x

Selezionati per te (1 di 1 articoli):

<< >>

La Consulta: "Suicidio assistito lecito in alcuni casi ma il legislatore deve intervenire"

Voce Contro Corrente

La Consulta: "Suicidio assistito lecito in alcuni casi ma il legislatore deve intervenire"

mercoledì 25 Settembre 2019 - 23:31
La Consulta: "Suicidio assistito lecito in alcuni casi ma il legislatore deve intervenire"

È lecito l'aiuto al suicidio in alcuni casi. Lo ha sentenziato la Corte Costituzionali. Le reazioni politiche.

(di Redazione) È lecito l’aiuto al suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo.
La Corte Costituzionale ha ritenuto non punibile, a certe condizioni, chi agevola il suicidio di chi abbia manifestato liberamente e autonomamente tale proposito e sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da patologia irreversibille che sia fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili.
La Consulta ha poi invocato un «indispensabile intervento del legislatore» sul fine vita.
Marco Cappato, commentando la sentenza, ha affermato: «La Consulta ha deciso: chi è nelle condizioni di Fabo ha diritto a essere aiutato. Da oggi siamo tutti più liberi, anche chi non è d’accordo. È una vittoria della disobbedienza civile, mentre i partiti giravano la testa dall’altra parte. Vi aspetto al Congresso».
Giuseppe Brescia del MoVimento 5 Stelle, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, ha affermato che «è dovere politico e istituzionale della commissione Affari Costituzionali della Camera esaminare la sentenza della Corte Costituzionale sul fine vita. Ne abbiamo discusso proprio oggi nel corso dell’ufficio di presidenza in commissione, su proposta del collega Ceccanti. Spero che il nostro lavoro potrà essere la base per un intervento legislativo risolutivo e rispettoso dei diritti fondamentali della persona’».
Gaetano Quagliarello, senatore e leader di Idea, ha dichiarato: «è inutile girarci attorno: da stasera non abbiamo il trionfo dell’autodeterminazione ma, completando l’opera avviata con la legge sulle Dat, il suicidio di Stato conclamato. La sentenza della Corte Costituzionale, di cui attendiamo il deposito per una compiuta cognizione smentisce coloro che nel fronte ‘pro life’ ritenevano che questo momento non sarebbe mai arrivato e per questo hanno fatto perdere tempo prezioso e direi ‘vitale’. E smentisce quanti, anche nelle aule parlamentari, avevano negato che la legge 219 sulle Dat contenesse in se’ il principio eutanasico. Ci auguriamo che tutti, nel fronte dei difensori della vita prendano atto della situazione e siano pronti a salvare il salvabile senza massimalismi, tatticismi e dilazioni».
Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, ha commentato: «La Corte Costituzionale ha depenalizzato l’aiuto al suicidio usando la foglia di fico delle quattro condizioni di cui si è parlato sui giornali per giorni. Marco Cappato e la cultura della morte hanno vinto. Voglio sapere chi potra’ fermare ora Exit da aprire ‘cliniche’ per il suicidio in Italia sul modello svizzero. Cioè a pagamento. Si apre una pagina orrida e da far west in cui ci sarà chi si arricchira’ sulle sventure degli addolorati. Ed è la premessa per normative eutanasiche che feriranno ulteriormente l’ordinamento giuridico italiano che da sempre ha considerato la vita umana come bene indisponibile. Per i cristiani è l’ora della resistenza. Per il Popolo della Famiglia, della disobbedienza civile».
Michela Biancofiore, parlamentare di Forza Italia, ha dichiarato: «La dignità nella morte va garantita a tutti quei cittadini che soffrono e sono consapevoli di essere intrappolati in malattie e situazioni che non vedono percorsi di recupero. Questo non significa promuovere morte, ma garantire la dignità non solo della vita, ma anche della fine della vita, a chi sta irrimediabilmente male con patologie gravi e irreversibili».
«Anche nel giorno in cui la Corte Costituzionale si esprime, alcune associazioni mediche si sono dette pronte all’obiezione di coscienza, ma va sottolineato che la legge sull’Eutanasia non impone l’obbligo professionale di praticarla, ma il diritto dei pazienti di potersene avvale per una fine dignitosa. Anche l’uso della morfina per indurre alla non sofferenza prima di una morte inevitabile, non è distante dall’Eutanasia», ha aggiunto la Biancofore.
«Purtroppo, nostro malgrado va detto che in questi mesi la politica, i governi in particolare, non hanno saputo assumersi la responsabilità di una scelta chiara; motivo per cui sono soddisfatta che la Corte Costituzionale, com’era ovvio, abbia riconosciuto il diritto della dignità delle persone, e quindi ad avvalersi dell’Eutanasia quando trattasi di libera scelta«, ha concluso.
Paola Binetti, senatrice dell’UDC: «È una pessima sentenza, già scritta. Conseguenza della pessima legge sulle Dat che noi non abbiamo e che è tutta da smontare! La Costituzione non parla di diritto di autodeterminazione e, pertanto, secondo il nostro punto di vista, non può esistere un diritto al suicidio per mano dello Stato. Sottolineo un aggravante: la legge non prevede l’obiezione di coscienza, questo lo sappiamo. Ma ciò che ancor più grave è il fatto che questa sentenza carica di una responsabilità non pertinente i medici. Il suicidio assistito non può ricadere sui medici, dunque, e sul Servizio sanitario nazionale. Questa è l’assurdità di una legge che impone qualcuno (il medico) a ‘staccare la spina’ senza neppure prevedere l’obiezione di coscienza. Questa è la follia dell’autodeterminazione- La sentenza ricorda che deve essere rispettata la normativa su consenso informato e cure palliative».
Matteo Salvini, leader della Lega: «Sono contrario al suicidio di Stato imposto per legge. La vita è sacra, da questo principio non tornerò mai indietro».
Massimo Gandolfini, leader di Family Day: «Il Family Day ritiene irricevibile il pronunciamento della Corte Costituzionale che rischia di far diventare l’Italia uno dei pochissimi Paesi al mondo che consente il suicidio assistito. Viene affermata infatti la possibilità di aiutare una persona a suicidarsi, anche qualora questa non sia in uno stato terminale della malattia e reputi intollerabili le sue sofferenze psicologiche. Definizioni che rischiano di allargare le maglie dell’eutanasia attiva a tutti soggetti piu’ fragili della società- Questa decisione non porterà alcun diritto civile, maggiore dignità al malato e capacità di autodeterminazione, ma, al contrario, le conseguenze sul piano pratico sono quelle già evidenti nei Paesi dove la legalizzazione dell’eutanasia ha condotto i più deboli su un piano inclinato irreversibile: pressione psicologica sulle persone vulnerabili, abbandono terapeutico di anziani e disabili, crescita esponenziale delle richieste di suicidio assistito, casi di eutanasia senza esplicita richiesta soprattutto per pazienti in stato di coscienza minima (vedi caso Lambert) ed una perdita di fiducia nel rapporto medico paziente  per questo motivo ci spaventa in particolare la proposta di legge che porta le firme di parlamentari di Leu, Pd e M5s che riconoscerebbe al paziente con patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili il diritto all’induzione farmacologica della morte, con la somministrazione dei trattamenti consentita anche presso il domicilio del paziente. Non c’+ modo migliore per dare la morte su richiesta ai depressi cronici».
I parlamentari e le forze politiche «che hanno a cuore la difesa della vita – ha concluso Gandolfini – hanno il dovere di respingere questo ulteriore passo verso la creazione di una legislazione mortifera. Sulla scorta dell’evento dell’11 settembre organizzato dalla Cei, in cui il cardinale Bassetti ha pronunciato il suo chiaro intervento a favore della vita, ci auguriamo che tutte le associazioni cattoliche e laiche facciano la loro parte per bloccare questa deriva».