A riferirlo all'International Christian Concern è proprio uno degli espulsi. Ecco cos'ha raccontato.
(di Gabriele Giovanni Vernengo) Espulsione dalla Cina di 13 famiglie di missionari della Corea del Sud.
A riferirlo all’International Christian Concern (organizzazione cristiana ecumenica, non governativa e apartitica, con sede a Washington, che si occupa dei diritti umani dei cristiani e delle minoranze religiose) è proprio uno degli espulsi.
Il gruppo di missionari era stato arrestato nel 2017 nella zona di Yanji, dopo aver incontrato pubblicamente il proprio rappresentante regionale. Durante questo evento la polizia ha arrestato i membri della missioni. Tra questi bambini, di età compresa tra 3 e 10 anni, e tutti sono stati interrogati durante la notte.
Le motivazioni dell’arresto? L’attività missionaria in Cina è illegale. Le 13 famiglie, dopo la confisca dei propri passaporti, hanno ricevuto l’ultimatum: una settimana di tempo per organizzare la propria partenza.
Nel maggio 2018 sono stati arrestati, e di conseguenza estradati, il capo di questo gruppo missionario con sua moglie. Dopo poco tempo sono state chiuse tutte le chiese sino – coreane di Dandong . La moglie di uno dei pastori di queste chiese, dopo aver presentato una denuncia a seguito di chiusure forzate, è stata mandata in prigione a Shenyang.
I Cristiani hanno appreso che questi arresti erano previsti dal 2014. I loro telefoni erano stati intercettati, le loro caselle di posta elettronica erano state hackerate. Secondo l’ICC, si tratterebbe di «un tentativo del governo di Xi Jinping di dimostrare il proprio potere nell’area di confine, dove ritiene che l’ammissione di disertori della Corea del Nord stia causando instabilità nella regione».
Il missionario che ha dato questa testimonianza oggi si trova in Corea e chiede che si preghi per la sicurezza dei missionari ancora presenti in Cina.
Gabriele Giovanni Vernengo
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