20enne accusata di propaganda contro lo Stato. La condanna è durissima.
20enne accusata di propaganda contro lo Stato. La condanna è durissima.
L’Iran ha condannato Saba Kord Afshari, attivista per i diritti civili, a 24 anni di prigione, 15 dei quali perché ha protestato contro il hijab, il velo islamico che si allaccia sotto la gola utilizzato dalle donne per coprire il capo e le spalle.
La giovane di 20 anni è stata processata il 19 agosto 2019 ed è stata accusata di «diffondere la corruzione e la prostituzione, essendosi tolta il suo hijab e avendo camminato senza velo» e di «diffondere la propaganda contro lo Stato».
Il verdetto è stato emesso dalla succursale 26 della Corte rivoluzionaria di Teheran e l’avvocato della 20enne è stato informato il 27 agosto. La pena è stata aumentata della metà a causa delle «numerose accuse» e dei precedenti documentati.
Alla donna, come riportato su Iran-hrm.com, è stato chiesto ripetutamente di confessare i propri reati facendosi riprendere da una telecamera ma ha sempre rifiutato. Il ministero dell’intelligence ha persino fatto arrestare la madre, Raheleh Ahmadi, così da esercitare ulteriori pressioni sulla figlia e costringerla a dichiarare il falso.
Saba Kord Afshari è stata arrestata per la prima volta a Teheran durante un’assemblea di protesta il 2 agosto 2018 e condotta nella prigione di Qarchak. In seguito è stata trasferita nella famigerata prigione di Evin.
Allora, subito dopo il suo arresto, Kordafshari e molti altri detenuti hanno chiesto aiuto tramite uno smartphone mentre si trovavano all’interno di un furgone delle forze di sicurezza dello Stato nel tragitto per la prigione. Di conseguenza, era stata condannata a un anno di carcere per «perturbazione dell’ordine pubblico» e trasferita nella sezione femminile della prigione di Evin. La donna è stata poi rilasciata nel febbraio 2019, due mesi prima della fine della sua condanna.
Saba Kord Afshari è stata nuovamente arrestata all’inizio del giugno scorso. Le forze di sicurezza le hanno ispezionato la casa, confiscato alcuni dei suoi effetti personali (compresi lo smartphone e il computer portatile) e l’hanno condotta dapprima al centro di detenzione di Vozara Avenue e poi nella prigione di Varark a Varamin. Il 2 luglio, invece, la donna è stata trasferita nel reparto 2A della prigione di Evin, gestito dal dipartimento di intelligence delle guardie rivoluzionare, messa sotto pressione per estorcerle delle confessioni.