x

Selezionati per te (1 di 1 articoli):

<< >>

Studio shock: “Credere in Dio? Si trova in fondo alle priorità della Generazione Z”

Walter Gianno

Studio shock: “Credere in Dio? Si trova in fondo alle priorità della Generazione Z”

martedì 27 Agosto 2019 - 12:48
Studio shock: “Credere in Dio? Si trova in fondo alle priorità della Generazione Z”

Uno studio statunitense ha dimostrato che la fede si trova in fondo alla classifica dei valori più importanti dei giovani.

Uno studio statunitense ha dimostrato che la fede si trova in fondo alla classifica dei valori più importanti dei giovani.

(di Walter Giannò) Per i giovani americani – e di certo non solo loro – la fede si trova in fondo alle priorità della vita quotidiana. Lo ha ‘certificato’ uno studio sui valori più preziosi per la cosiddetta Gen Z (generazione zeta o centennials), ovvero chi ha un’età pari o inferiore ai 24 anni.

Dio, in pratica, è a malapena nei ‘radar’ dei giovani statunitensi: solo un terzo dei partecipanti allo studio – mille in totale – ha affermato la Sua importanza. Un dato che è inferiore del 62% rispetto al 1998 quando fu condotta un’indagine analoga.

Per la Gen Z, insomma, sono più importanti il lavoro, la tolleranza e il coinvolgimento nella società.

Da segnalare, poi, che questa fascia di età si è dimostrata anche meno propensa di costruirsi una famiglia con figli al seguito: infatti, solo per il 43% dei coinvolti è ‘molto importante’ avere una progenie, un calo del 16% rispetto al 1998. E la percentuale si assottiglia nei giovani di età compresa tra i 18 e i 38 anni, perché solo un terzo ha affermato che avere figli sia importante. Mentre, all’interno del gruppo dei over 55, la soglia riscontrata è stata molto più alta (più della metà).

Bill McInturff, sondaggista repubblicano, sul Wall Street Journal (che ha condotto lo studio insieme al collega repubblicano Jeff Horwitt) ha scritto: «C’è un’America emergente in cui questioni come i bambini, la religione e il patriottismo sono molto meno importanti».

Tuttavia, ci sono altre ricerche recenti che dipingono un quadro contrastante e speranzoso.

Uno studio condotto all’inizio di quest’anno da Barna ha scoperto che i millenial non cristiani hanno maggiori probabilità rispetto ai non cristiani più anziani di essere interessati alle questioni spirituali.

Lo studio Reviving Evangelism ha, infatti, scoperto che circa tre quarti dei millennial non cristiani hanno avuto almeno una conversazione sulla fede con un amico o la propria famiglia nell’ultimo anno, un dato maggiore del 52% rispetto ai non cristiani più anziani.

Quasi due terzi (il 64%) ha dichiarato di aver parlato della fede con un cristiano, rispetto al 44% dei non cristiani più anziani con il doppio delle probabilità di esprimere un interesse personale per il Cristianesimo (26% contro il 16%).

Walter Giannò

Leggi anche: Schiavi dello smartphone: una dipendenza in aumento nel mondo.