Una scelta che sta facendo discutere.
Il mondo lgbt si mobilita in vista delle prossime elezioni. Succede anche in Tunisia, dove il prossimo 15 settembre si andrà al voto per eleggere il prossimo presidente, dopo la morte di Beji Caid Essebsi a fine giugno.
Ora, a scendere in campo per giocarsi la carica più alta del paese c’è pure Mounir Baatur, 48 anni, gay dichiarato ed esponente della comunità lgbt tunisina. La sua è stata presentata come una candidatura di “rottura”, considerando infatti che l’omosessualità è ancora considerata un reato nel paese nordafricano.
Ma a pesare sulla candidatura di Baatur non c’è semplicemente l’orientamento sessuale: l‘aspirante presidente è stato condannato per “sodomia”, ai danni di un ragazzo minorenne. Una vicenda che che lui stesso minimizza, ma che sta facendo discutere l’opinione pubblica.
Per queste e per tante altre ragioni, la discesa in campo dell’attivista spalleggiato dalle lobby lgbt non sembra stare riscontrando grande successo tra i cittadini. A giocarsi la partita saranno probabilmente il discusso patron di Nessma Tv, principale rete televisiva privata del Paese e leader del partito «Al cuore della Tunisia», Nabil Karoui, il presidente di Corrente democratica e la pasionaria Abir Moussi per il Free Destourian Party.