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Colori, codici e numeri: ecco come cambiano i Pronto Soccorso

Lilia Ricca

Colori, codici e numeri: ecco come cambiano i Pronto Soccorso

mercoledì 31 Luglio 2019 - 17:18
Colori, codici e numeri: ecco come cambiano i Pronto Soccorso

Tutte le novità.

Codici a colori e numeri. Rivoluzione nei Pronto Soccorso italiani, con il via libera arrivato stamattina dalla Conferenza Stato-Regioni, dal tavolo di lavoro istituito al Ministero della Salute. Da qui vengono dettate le nuove linee guida sugli standard delle Unità di Osservazione Breve Intesiva (Obi) nei dipartimenti di Emergenza-Urgenza (Dea).

Riduzione dei ricoveri inappropriati, tempi d’attesa e aumento della sicurezza delle dimissioni. Sono stati stabiliti nuovi codici numerici per definire le priorità di emergenza, da 1 (più grave) a 5, che si aggiungono ai più famosi colori presenti da anni. Il documento tratta ancora sul tempo di permanenza per un paziente destinato al ricovero, che non deve superare le 8 ore dal momento della presa in carico.

Dal tavolo di lavoro emerge la necessità di differenziare ulteriormente il sistema di codifica in uso, basato su quattro codici colore: rosso, arancione, azzurro, verde e bianco. Una mossa che allinea il sistema di emergenza italiano con la maggior parte dei paesi internazionali. Cinque codici numerici quindi verranno affiancati ai colori. Valori da 1 a 5 dove 1 sta per il massimo livello di gravità, a questo corrisponde il codice rosso quindi un’emergenza che necessità di accesso immediato. Al 2 l’arancione, un’urgenza da sopperire nell’arco di 15 minuti. Al 3 corrisponde il colore azzurro, un’urgenza con accesso entro 60′, al 4 il verde con urgenza minore e accesso entro 120′, al 5 corrisponde il bianco, non urgente quindi con accesso entro 240′. La nuova codifica consente di focalizzare ancora più capillarmente le condizioni cliniche in ambito di urgenza differibile, individuando quelle con urgenza minore. L’implementazione del nuovo sistema numerico dovrà avvenire progressivamente, entro 18 mesi dalla pubblicazione del documento.

Non solo codici. Il via libera comprende anche una serie di altri punti. Tra questi la gestione complessiva del “cittadino – utente – paziente”, meglio nota come “umanizzazione delle cure”. Secondo il documento del Ministero della Salute “i cambiamenti in ambito sanitario degli ultimi anni hanno ridefinito il ruolo della medicina d’emergenza/urgenza e la rivalutazione delle strutture di pronto soccorso, intese non più come un luogo di transito, ma come luogo di diagnosi e cura”. In base a questa posizione, è necessaria un’articolazione organizzativa in modo da dimettere dal pronto soccorso un paziente con una patologia acuta risolvibile in tempi brevi, senza ricorrere al ricovero ospedaliero.

L’Obi (Unità di Osservazione Breve Intensiva) risponde a questa esigenza con tre funzioni: osservazione clinica, terapia a breve termine e possibilità di approfondimento diagnostico. Oltre a queste, una dotazione organica adeguata, che deve essere collocata in “posizione adiacente o nelle immediate vicinanze del pronto soccorso”. L’Obi ha una durata fino a 44 ore dall’ingresso in pronto soccorso, compreso il tempo di permanenza nel Dea (Dipartimenti di Emergenza-Urgenza), al termine del quale il paziente dovrà essere dimesso o ricoverato.

Come cambia l’iter di accesso al pronto soccorso? “Inizia con l’ingresso della persona da assistere, la sua accoglienza, la valutazione di triage, la sua presa in carico e la gestione dell’eventuale attesa”, descrive il documento. “Continua con le successive fasi di visita medica ed inizio del percorso diagnostico terapeutico di pronto soccorso, fino a uno dei possibili esiti: destinazione in Obi, ricovero in reparto, trasferimento in una struttura per acuti, dimissioni con affidamento in strutture territoriali”.

Il secondo punto riguarda la gestione dei conflitti tra operatori e familiari dei pazienti, che possono nascere nei Pronto Soccorso. Necessita la presenza di un referente, da reperire nell’ambito delle associazioni di volontariato accreditate a livello nazionale o regionale, a cui si può fare riferimento per questioni relazionali che non riescono a trovare ristoro nella relazione con gli infermieri.

Lilia Ricca