Il conflitto tra gang rivali ha dato origine ad una vera e propria carneficina.
Oltre 57 morti, 16 dei quali decapitati: il resoconto della Sovrintendenza dei servizi penitenziari di Stato sugli scontri tra due opposte fazioni nel carcere di Altamira (Brasile) è a dir poco agghiacciante.
La carneficina avrebbe avuto inizio verso le 7 del mattino e sarebbe durata diverse ore. «Due guardiani sono stati presi in ostaggio ma sono stati liberati quasi subito perché l’obiettivo era mostrare che si trattava di un regolamento di conti tra bande rivali e non di una rivolta per protestare contro le condizioni di detenzione», ha spiegato il governatore del Para, Jarbas Vasconcelos.
Alcuni detenuti appartenenti ad una banda coinvolta nel traffico di droga sono riusciti, infatti, a raggiungere la parte del carcere riservata ai membri di una gang rivale. Hanno, quindi, appiccato il fuoco, causando così la morte di alcuni detenuti per asfissia.
È a dir poco raccapricciante lo scenario mostrato da un video diffuso in rete: le teste di sei uomini sono ammassate contro un muro e un detenuto ne fa rotolare una come un pallone da calcio. Un altro video mostra, invece, dei cadaveri ammassati sopra un tetto dal quale fuoriesce del fumo nero, mentre alcuni prigionieri armati di machete vagano nei dintorni.
Le autorità penitenziarie hanno reso noto che 46 detenuti saranno portati in altre carceri e 10 di loro in strutture federali più rigorose.
Purtroppo non si tratta del primo episodio: a settembre lo stesso carcere aveva visto sette prigionieri morire in seguito ad alcuni scontri, probabilmente scaturiti però da un tentativo di evasione finito male.
Si tratta di una vera e propria emergenza da fronteggiare. Solo nel mese di maggio, in altre quattro prigioni degli stati settentrionali del Brasile si sono verificate rivolte sanguinarie per un totale di 52 morti.
Il 3 gennaio del 2017, invece, ben 33 detenuti morirono nel Penitenziario agricolo di Monte Cristo, a Boa Vista (Roraima, stato del Brasile settentrionale). Anche in quel caso la maggioranza delle vittime fu decapitata, rinvenuta con il cuore strappato dal petto o il corpo smembrato.
Gina Lo Piparo