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Chi è Boris Johnson, il neo premier britannico ‘convertito’ all’ideologia lgbt

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Chi è Boris Johnson, il neo premier britannico ‘convertito’ all’ideologia lgbt

mercoledì 24 Luglio 2019 - 08:23
Chi è Boris Johnson, il neo premier britannico ‘convertito’ all’ideologia lgbt

Il nuovo leader del Partito Conservatore oggi diventerà Primo ministro.

Boris Johnson è il nuovo Primo ministro della Gran Bretagna. L’ex sindaco di Londra è riuscito – come ci si aspettava – a sbaragliare la concorrenza nelle primarie interne al Partito Conservatore e a legittimarsi come successore della Premier dimissionaria Theresa May.

Fortemente critico nei confronti della leader uscente (gran parte dei fallimenti della May sono ascrivibili a sue strategie), Johnson è considerato il più motivato sostenitore della Brexit. A prescindere da nuove trattative, ha già fatto sapere che il paese uscirà ufficialmente dall’Unione Europea il prossimo 31 ottobre.

Ma sebbene stiamo parlando di un politico conservatore, il neo premier stenta a definirsi un “tradizionalista”, se si parla di diritti civili e mondo lgbt. Durante gli anni ’90 fu una delle voci più critiche della destra britannica verso l’omosessualità e le unioni tra persone dello stesso sesso.

Ma Boris fu poi “folgorato” dall’ideologia gender, cambiando totalmente opinione. Dal 2001 ad oggi si è infatti ribellato più volte alla linea del suo partito, a causa del suo sostegno alla causa arcobaleno. Nel 2003 votò per abolire la legge che vietava la “promozione” dell’omosessualità nelle scuole, mentre nel 2004 votò a favore delle unioni civili. In qualità di sindaco di Londra dal 2008 al 2016, Johnson ha più volte presenziato al Pride.

Parlando di “matrimoni gay” ha affermato: “Non vedo assolutamente alcun motivo per cui il matrimonio dovrebbe essere negato a chiunque nel nostro Paese, ed è per questo che sto sostenendo la campagna Out4Marriage“.

Infine, durante il governo May, il neo premier ha spinto per eliminare il divieto di esporre le bandiere rainbow nelle ambasciate britanniche.

Insomma, altro che difesa della famiglia, con Johnson anche la Gran Bretagna rischia una deriva gender, dettata dalla lobby lgbt senza precedenti.