Mamme di un’ associazione americana,”One millions mom”, sostengono che la Disney stia insistendo a mostrare la realtà LGBT ai più piccoli.
La Disney ancora nella bufera per aver fatto propaganda al mondo lgbt. La storica casa di produzione cinematografica è nota per provocazioni di questo genere. Soltanto qualche settimana fa un grande gay pride è stato organizzato all’interno del parco di “Disneland Paris”, con grande entusiasmo dei più rinomati giornali e attivisti.
Ora, l’ultima polemica coinvolge invece una recente pellicola della casa di produzione: “Toy story 4”. Alcune mamme americane hanno denunciato il frame in cui due madri accompagnano il proprio figlio all’asilo. Infondere ai più giovani è il giusto canale per cambiare il futuro; un futuro colorato e pieno d’amore di cui gli imbronciati e incattiviti omofobi non possono farne parte.
Oggi nessuno vorrebbe essere tacciato di “omofobia”, accusa infamante e abusata. Ma la fobia, essendo tale, perché oggi ha assunto un altro significato? Se la fobia è una paura infondata, perché la si accosta alla desinenza “omo” per dare un significato di intolleranza e persecuzione? Chiunque dissente da comportamenti riprovevoli è un ipotetico violento o estremista fanatico? L’omofobia è paragonata ad altre fobie che, con troppa facilità, vengono bollate ai “divergenti italiani” come xenofobia e razzismo. Altro caso mediatico Disney, riguarda l’ etnia dell’ attrice che interpreterà la “Ariel” della Sirenetta: i nostalgici hanno trovato bizzarra la scelta di un’attrice dai lineamenti afro prediligendo la classica bellezza nord europea dalla pelle pallida con capelli rossi, essendo l’autore del testo originale Hans Christian Andersen lui stesso danese. Non è questo forse un atto di razzismo verso le rosse? Sembra, appositamente, che si strumentalizzi sul concetto del colore della pelle. Evidentemente la Disney, con il suo immenso potere, ha come unico scopo quello di provocare i genitori, mirando ai più giovani: unici testimoni del cambiamento futuro che verrà, già in atto da decenni.
Il cambiamento si basa su “paure”: se veramente gli omosessuali avessero paura, di certo , non sfilerebbero fieri e orgogliosi; le paure interessano solo chi non accetta tutto questo. Gli italiani non sono ne omofobi, ne xenofobi, piuttosto “accusofobi”. Vivono in uno stato confusionale, terrorizzati dall’ essere accusati ingiustamente per idee e pensieri diversi.
Mamme boicottano le intenzioni , ma come privare ai bambini la visione di un cartone? Forse è tutto inutile? Petizioni e manifestazioni sono la dimostrazione che non tutto è perduto. Il mondo tra qualche anno sarà in preda a colori, arcobaleni e parate grottesche, ma ci sarà sempre chi farà la rivoluzione.
Filippa Tagliarino