All’interno del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, le tensioni della maggioranza di centrosinistra hanno rimandato in commissione di Parità il testo del provvedimento.
Torna in commissione di Parità il progetto di legge regionale “contro l’omotransnegatività e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”. La proposta del rinvio è arrivata dal Partito democratico ed è stata sostenuta da Fratelli d’Italia e Lega Nord; contrari invece Sinistra Italiana, Movimento 5 stelle e Forza Italia.
“Riportare il testo in commissione – ha detto Calvano, consigliere e segretario regionale Pd Emilia-Romagna – è un’opportunità per fare approfondimenti più efficaci, senza le strumentalizzazioni che avverrebbero qui in Aula. La commissione completerà entro pochi giorni il proprio iter e si tornerà in Aula entro fine luglio. Lo dico per rassicurare chi chiede il completamento della discussione e il completamento del testo. Perché è giusto che la nostra Regione si doti di una legge contro le discriminazioni e che lo faccia nel miglior modo possibile”.
Nel corso di dieci articoli, il provvedimento propone interventi in favore delle persone discriminate per ragioni connesse al proprio orientamento sessuale o identità di genere, anche mediante la promozione di specifiche politiche del lavoro, di formazione, riqualificazione professionale nonché per l’inserimento lavorativo. Si parla di promozione e di contributi regionali a manifestazioni culturali che diffondano la non discriminazione, e di formazione, sia in ambito lavorativo che scolastico, del personale, realizzando anche progetti che coinvolgano genitori e famiglie quali responsabili del diritto e del dovere di educare la prole. Certo, stando così le cose, resta da capire quanto la libertà educativa delle famiglie sarà realmente tutelata e non si limiterà ad un mero pro-forma.
È prevista, inoltre, la supervisione del Comitato Regionale per le Comunicazioni (Corecom) sulla programmazione televisiva e radiofonica regionale e locale, nonché dei messaggi commerciali e pubblicitari, affinché siano segnalati eventuali messaggi discriminatori agli organi di competenza.
«Ma ci rendiamo conto del pericolo di questo provvedimento? Dopo lo scandalo sugli affidi di minori a Bibbiano, con una legge del genere chi proverà a denunciare anomalie o illeciti compiuti da una coppia omosessuale, come è emerso dall’inchiesta Angeli e Demoni, sarà accusato di omofobia? Non si possono negare le libertà costituzionali, eppure qualcuno sta tentando di farlo. Per di più l’accusa di omofobia è soggetta alla percezione della vittima, quindi è a rischio l’oggettività del reato», hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente del Congresso Mondiale delle Famiglie e di Pro Vita & Famiglia.
«Vogliamo che questa legge ideologica e liberticida», ha ribattuto Matteo Di Benedetto del circolo territoriale di Bologna, «non passi. Il suo scopo è dare soldi e uno spazio privilegiato nelle scuole, nei media, nel mondo del lavoro e nella sanità alle associazioni Lgbt, al gender e a ogni istanza connessa, come l’utero in affitto. A maggior ragione, dopo lo scandalo dei falsi affidi sul nostro territorio, collegati anche a false accuse di omofobia, un’azione del genere sarebbe sintomo di una volontà fortemente totalitaria e indottrinante».
Gli attivisti del circolo territoriale di Pro Vita & Famiglia Bologna e di Bologna per la vita si sono presentati anche alla sede della Regione con dei bavagli arcobaleno, simbolo del potere della dittatura del pensiero unico contro la libertà e la priorità educativa dei genitori nei confronti dei figli.
Adesso si attendono ulteriori notizie sull’iter che il ddl dovrà attraversare.
Gina Lo Piparo