Ci si interroga su da che parte stare, in una società ormai troppo confusa.
Siamo buoni, o buonisti?
L’incoraggiamento selvaggio da parte di radical chic da salotto e varie testate italiane, alla capitana “coraggiosa” Carola Rackete, ha creato ad arte l’illusione perfetta di solidarietà verso l’inganno che, quotidianamente, un sistema ben organizzato cerca di propinare a ignari spettatori senza voce.
L’eroina del momento, la mandante dei poteri forti, Carola Rackete, è figlia di una precisa ideologia: in tempi in cui si professa la libertà in ogni sua sfumatura, dove si asseconda ogni piccola follia segreta che ristagna nel proprio inconscio, dove la parola “buonismo” trova la sua esatta collocazione.
Espressione nata in tempi recenti, con la necessità di accostare ,in risposta ad eventi attuali, sentimenti di pietà eccessiva scatenanti nella coscienza dell’essere umano, coscienza che, come un peccato originale, è sporca per crimini che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità, e da qui nasce l esigenza di “ammorbidire” i nostri giudizi e pregiudizi, anche a costo di prostrarci all’abominevole.
Ma chi è il buonista?
Il buonista è colui che non prende posizione, solitamente è tollerante con chiunque, anche col nemico, cercando di giustificarne le male fatte pur di rivendicare il quieto vivere, palesa l’atteggiamento di totale rispetto, anzi direi di prostrazione, per non arrecare offesa alcuna o urtare la sensibilità dell’essere umano.
Sembrerebbe proprio l’ atteggiamento ideale per una società piena di pace e amore, ma dietro questa ideologia si nasconde un inganno, quello del politicamente corretto, dove il concetto di una non ben definita “libertà” fa da padrone, dove vengono sfondate le porte della civiltà, l’ etica e la morale sono divenuti obsoleti, l’ essere cristiano e sentirsi italiano è un concetto antiquato, il voler a tutti i costi star aggrappato alla vita, anche se il corpo ha ormai deciso di abbandonarla è inutile, dove la donna che decide di stare a casa e crescere figli è “medievale”, che se tiene in grembo un bimbo e non ha prospettive di lavoro è un egoista.
La “libertà “tanto agognata diventa “persecuzione” per chi si ribella ,per chi non accetta questo sistema di dittatura, dove i buonisti con la loro cotanta “bontà” dettano legge su cosa è giusto o sbagliato, pronti a etichettare urlando pieni di stizza, chi la pensa diversamente da loro, con appellativi quali “razzista” e “omofobo”, con l’aggiunta di “fascista” che fa sempre quel certo effetto.
“Ma possono essere liberi anche gli altri? perché la libertà è solo vostra, buonisti? Perché non lasciate che chi si indigna per due persone dello stesso sesso,che pretendono di baciarsi in pubblico possa esprimere il proprio disappunto? Perché l’indignazione nasce da una decenza e un pudore innato che appartiene a tutti; la decenza pretesa anche dagli etero quando assumono atteggiamenti “indegni”; perché non credete che gli altri abbiano semplicemente un idea diversa dalla vostra, nel rispetto dell’essere umano? Non avete l’esclusiva del rispetto verso gli altri.”
La gente è confusa, spesso si sente l’aggettivo “falso” accostato a buonismo, ma dire: “falso buonista” non ha nessun significato, visto che già la stessa parola racchiude falsità e ipocrisia; esiste però il “falso buono”, che appunto è il buonista.
Il pensiero unico è un utopia, ma oggi siamo tutti chiamati a schierarci:
I buonisti da una parte, che cercano di distorcere la realtà, cambiando secoli di storia per scopi ancora sconosciuti (non per i complottisti) tentanto a tutti i costi di eliminare l’identità dell’uomo, togliendone caratteristiche specifiche biologiche e naturali, sradicandone le radici e recidendo le basi per il futuro.
Poi ci sono gli “altri”, coloro che vanno controcorrente, che non accettano le imposizioni, che credono ancora nell’identità di genere, e gridano fieramente di appartenere ad un popolo, di averne ereditato la cultura e le usanze.
Detto questo, voi da che parte state?
Filippa Tagliarino