La storia è diventata un vero e proprio simbolo.
La madre avrebbe desiderato che non venisse al mondo, ma la piccola Victoria ha vinto la sua lotta per la vita. E’ successo in Bolivia, dove una giovanissima donna è rimasta incinta a seguito di una violenza sessuale e – intenzionata a interrompere la gravidanza alla ventiseiesima settimana- aveva richiesto di abortire legalmente,
Stando a quanto riportato dalla stampa locale, la madre – un’ adolescente di 14 anni – avrebbe nascosto di essere incinta fino a che non fosse visibile. Poi la scelta di non far nascere la bambina. Come rivelato dal direttore del reparto di maternità dell’ospedale, i ginecologi cui il delicato caso è stato sottoposto hanno presentato obiezione di coscienza, ma la giovane era decisa ad interrompere la gravidanza, mostrando già i segni di un quadro depressivo.
Alla fine si è optato, dunque, per l’aborto. Secondo la legge boliviana, nel caso di una gravidanza nata da una violenza o che mette a rischio la vita e la salute della madre, si può ricorrere alla pratica dell’interruzione legale di gravidanza (ILE) . Questa, però, può essere attuata solo attraverso l’assunzione di farmaci per espellere il feto, e non chirurgicamente.
La famiglia era stata preventivamente avvisata che l’operazione avrebbe potuto non avere l’esito da loro sperato, dato lo stato avanzato della gestazione, ed effettivamente è stato proprio così.
La bambina è sopravvissuta e pesava 1,1kg. Essendo in vita, il centro ospedaliero ha proceduto a sottoporla a cure intensive, alle quali la piccola risponde positivamente.
Mentre persiste la fragile e complessa condizione della madre, sicuramente bisognosa di adeguato sostegno e supporto psicologico, per la bimba pare intravedersi una speranza. Una delle sorelle della giovane, già madre di due figli maschi, ha infatti dichiarato: “L’ho vista, è piccolina. Quando si riprenderà voglio tenerla con me.”
Intanto il padrino di Victoria, Erwin Bazán Gutiérrez, dal suo profilo Facebook, aggiorna il mondo sullo stato di salute della piccola. Inizialmente aveva commentato: «La sopravvivenza della nostra piccola è una notizia internazionale e non potrebbe essere altrimenti, perché la sua vita è tornata a mettere a nudo il dramma dell’aborto. Victoria è diventata una denuncia vivente di questa cultura che genera leggi della morte e, dalla sua incubatrice, in apparente silenzio, rende presente l’urlo assordante di tanti bambini che non nascono. Ho fiducia che Victoria vivrà e sarà felice».
In mezzo al caos e al dolore umano, un inaspettato raggio di vita sembra restituire ancora la speranza.