Lo dice il vice commissario per i diritti umani.
“Le leggi statunitensi per limitare l’aborto? Una tortura, una violenza di genere”. Non usa mezzi termini il vice commissario ai diritti umani dell’Onu Kate Gilmore. L’esponente delle Nazioni Unite ha commentato e criticato la scelta di alcuni stati americani di introdurre restrizioni alla legge che regolamenta le interruzioni volontarie di gravidanza.
Una stoccata che va dritta contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. In principio, fu lui ad annunciare che nel 2019 si sarebbe impegnato ad attuare una campagna politica e culturale per limitare l’aborto. Un’idea che allora sembrò quasi irrealizzabile ma che invece è diventata realtà in molti stati degli Usa.
Secondo la Gilmore questa politica proibizionista non limita sole le interruzioni di gravidanza ma mette a repentaglio la vita di molte donne che così sarebbero costrette a ricorrere a pratiche clandestine.
Per il vice commissario si tratta inoltre di leggi “discriminanti”: “chi infatti può pagare un medico privato può comunque procedere a un’interruzione di gravidanza mentre le donne più povere non avranno le stesse garanzie”.