Il presidente di ‘Nova Civilitas’, tra i promotori del Family day, prospetta una rinascita valoriale per il ‘vecchio continente’.
Famiglia, vita e natalità. L’avvocato Gianfranco Amato, presidente di “Nova Civilitas” e tra i promotori del “Family Day”, racconta a noi di VoceControcorrente come immagina il futuro dell’Europa, in vista delle elezioni del prossimo 26 maggio.
Presidente, in vista della imminente tornata elettorale, ci può dire qual è la visione di Europa che ha il suo movimento?
La nostra visione di Europa è la stessa che ha mosso i suoi padri costituenti. Mi riferisco, in particolare, all’idea che avevano tre politici cristiani: Schuman, De Gasperi e Adenauer.
L’Europa che vogliamo riconosce la propria identità nelle radici cristiane che hanno largamente concorso a costruire la civiltà occidentale ed europea in particolare. Solo un’Europa che non rimuova, ma riscopra le proprie radici cristiane potrà essere all’altezza delle grandi sfide del terzo millennio: la pace, il dialogo tra le culture e le religioni, la salvaguardia del creato.
Anche voi avete una visione “sovranista”?
Occorre intendersi sui termini. Se per sovranismo si intende l’opposizione alla cessione di parti di sovranità a strutture istituzionali superiori (Unione Europea) o internazionali (ONU) che implichino la possibilità di incidere nell’identità culturale, storica e religiosa di un popolo, allora io credo, parafrasando Benedetto Croce, che tutti noi non possiamo non dirci sovranisti.
Appartenere ad un popolo significa anche difendere lealmente l’identità culturale, storica e religiosa della comunità cui si appartiene. Diversamente, l’istituzione Unione Europea rischia di diventare, come spesso purtroppo è accaduto, uno strumento di colonizzazione ideologia volta a modificare l’identità culturale, storica e religiosa dei singoli stati membri. E questo è intollerabile!
Secondo Lei, il Vecchio Continente è anche diventato “vecchio” dal punto di vista anagrafico?
Purtroppo, non è un’opinione ma un fatto oggettivo quello dell’anzianità anagrafica del nostro continente. L’Europa deve porre in cima alla propria agenda il tema dell’emergenza demografica deve affrontare con misure efficaci e concrete il problema della bassa natalità. Del resto, qual è il primo problema di un’istituzione se non la sopravvivenza dei suoi membri?
Quali sono, in particolare, dal punto di vista valoriale i tratti che dovrebbero contraddistinguere l’Europa che voi auspicate?
Sarebbe sufficiente dire che L’Europa che vogliamo è L’Europa capace di promuovere e difendere la piena e corretta applicazione di tutti i principi iscritti nel diritto naturale. Quello che è diventato davvero inaccettabile è l’attuale assetto dell’Unione Europea, ovvero quello di un’artificiosa costruzione istituzionale ridotta ad un mero apparato burocratico-finanziario.
Dal punto di vista valoriale noi crediamo in un’Europa che sa difendere e rinnovare la dimensione pubblica della fede cristiana ed il diritto all’obiezione di coscienza rispetto a qualsiasi disposizione, normativa o provvedimento d’autorità che possa direttamente o indirettamente integrare una violazione della legge naturale. In particolare, noi crediamo in un’Europa che riconosca la preminenza del valore sacro ed intangibile della vita di ogni essere umano, specialmente se debole, innocente, indifeso e non ancora nato, dal suo concepimento fino alla morte naturale, nella piena consapevolezza che sul riconoscimento di tale diritto si fonda l’umana convivenza e la stessa comunità politica. E crediamo anche in un’Europa che respinga in maniera ferma e risoluta ogni forma di annichilimento della dignità umana attraverso un uso distorto delle conoscenze scientifiche e dei progressi tecnologici, come nel caso del cosiddetto “utero in affitto”, della clonazione di cellule, dell’utilizzo di feti abortiti, o di qualunque altra forma di manipolazione genetica.
Lei è stato tra i promotori degli ultimi due Family Day: quello del 20 giugno 2015 contro l’indottrinamento gender nelle scuole, e quello del 31 gennaio 2016 contro la legge sulle unioni civili. Da questo punto di vista, come dovrebbe porsi, secondo Lei, l’Europa?
Innanzitutto, ribadisco, rispettando l’identità culturale, storica e religiosa dei singoli stati membri. Quindi, nessuna indebita ingerenza. Detto questo, L’Europa che vogliamo è l’Europa che riafferma la preminenza della funzione della famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, quale soggetto fondamentale e insostituibile per la vita, e che riconosce, promuove e valorizza una piena ed un’autentica libertà educativa, con particolare attenzione all’esperienza delle scuole parentali, in piena attuazione del principio sancito dall’art.26, terzo comma, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Noi vogliamo, in particolare, un’Europa capace di opporsi al ad ogni forma di destrutturazione della persona umana, a cominciare dalla esiziale e nefasta ideologia gender.
A parte questi principi, ve ne sono altri che vorreste vedere attuati nell’Europa del futuro?
Sì, certo. Me ne viene in mente uno in particolare. Nell’Europa del futuro noi vorremmo vedere riconosciuto, promosso e valorizzato anche il principio di sussidiarietà, declinato in tutti gli ambiti in cui la sua applicazione risponda a giustizia morale cristiana, specialmente in campo sociale, economico, ed istituzionale.
Mi pare di capire che volete un’Europa davvero diversa dall’attuale.
Sì. Noi vogliamo un’Europa finalmente libera dalla burocrazia asfissiante e dall’avidità plutocratica, libera dalle pressioni dei poteri forti e delle consorterie massoniche, libera dalla ferrea logica del positivismo giuridico, libera dalle indebite influenze delle lobby multinazionali, libera dalla perniciosa ideologia del politically correct, libera da ogni forma di risentimento anticristiano, libera dalla prospettiva del multiculturalismo scriteriato, del “neutralismo valoriale” e del laicismo anticlericale che pretendono un’Europa senza identità e senza Dio.