La scusa sarebbe “l’oscurantismo”: nel Municipio 3 di Roma non puoi avere spazi pubblici se sei contrario alle unioni gay e all’aborto.

Per ottenere spazi pubblici nel Municipio 3 devi dichiarare di essere favorevole all’aborto, al testamento biologico e alle unioni civili tra gay. Altrimenti? Altrimenti puoi tornartene da dove sei venuto.

Questo è quanto stabilito dalle linee guida del centrosinistra per un bando che punta ad assegnare lo spazio ex Samarcanda in viale Lombardia.

Privati e associazioni dovranno dichiarare di «riconoscere e rispettare i principi, le norme e i valori della Costituzione italiana, repubblicana e antifascista, che vieta ogni forma di discriminazione basata su sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali».

E se fin qua il regolamento poteva fare scalpore, ecco che arriva lo stralcio più assurdo: «non potranno essere ammessi alla partecipazione al bando […] i soggetti impegnati in iniziative di contrasto alla legge 22 maggio 1978 n° 194, alla legge 22 dicembre 2017 n° 219 e alla legge 20 maggio 2016 n° 76». Insomma, alla norma sull’aborto, sul testamento biologico e sulle unioni civili tra omosessuali.

Il pretesto alla base di quella che è vera e propria discriminazione è «Vogliamo evitare che iniziative oscurantiste possano essere organizzate all’interno di uno spazio comunale assegnato al Municipio. Trovo queste polemiche prive di fondamento considerato che le linee guida di assegnazione sono state validate dai dirigenti».

Così ha detto il piddino Massimo Scarinzi, assessore al Demanio del Municipio 3. Che però evidentemente non si accorge però che un bando che esclude soggetti in modo così palese diventa tutto tranne che costituzionale e democratico.