Oggi dovrebbe essere il “NoPhoneDay”, un giorno senza smartphone. Obiettivo? Ricordarci che c’è una vita oltre la connessione.
Se non ci riuscite oggi, provateci domani. Il 2 marzo è il “NoPhoneDay”, ma tutti dovrebbero passare almeno 24 ore della propria vita senza lo smartphone, per un motivo semplice: l’assenza di connessione significa felicità.
Il “NoPhoneDay” è stato istituito dagli USA, ma si sta diffondendo in tutta Europa. Oggi questa “manifestazione” è arrivata alla sua decima edizione. E di anno in anno potrebbe prendere sempre più piede.
In un momento storico nel quale la dipendenza dai telefonini è una vera e propria malattia diagnosticata, 24 ore senza telefono servono per riscoprirsi. Mentalmente e spiritualmente. Perché i rapporti veri vanno oltre allo schermo del dispositivo di ultima generazione che teniamo tra le mani.
A preoccupare di più per la loro dipendenza da cellulare sono sicuramente gli adolescenti. La Generazione Z (formata dai nati dopo il 1997) è la più assuefatta, perché composta da persone nate quando internet era una realtà consolidata. Si tratta di una generazione afflitta da problematiche morali e spirituali, che consacra la sua vita allo smartphone.
La dipendenza però tocca anche gli over 55, che passano molto tempo connessi e sviluppano patologie e problematiche legate all’uso dei dispositivi mobili.