I centri sociali vorrebbero far fuori l’esponente “pro life”, impegnato in un ciclo di convegni sulla famiglia e sulla vita.
“Abbattiamo il patriarcato e appendiamo Gandolfini”. Recita così la scritta dello striscione apparso ieri nei pressi del teatro “Reims” di Firenze. Si tratta di un’iniziativa dei centri sociali mirata a minacciare di morte Massimo Gandolfini, leader storico del “Family day”. Lo stesso esponente del movimento è intervenuto è stato uno dei relatori intervenuti ieri durante il convegno “Ripartiamo dalla famiglia e dalla vita”. L’incontro ha avuto luogo proprio all’interno del famoso teatro fiorentino, mentre all’esterno infestavano le vergognose e violente proteste dei movimenti femministi e laicisti.
Lo striscione è stato firmato da “trans frocie antifasciste”.
A Gandolfini è subito arrivata la solidarietà da molti esponenti del mondo politico “pro life”. Vicinanza da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e dal parlamentare fiorentino Giovanni Donzelli: “I centri sociali dovrebbero essere tutti rasi al suolo. Adesso sono arrivati anche a minacciare di morte chi si macchia dell’orribile crimine di battersi per i valori della famiglia e della vita”.
Indignazione anche dal senatore leghista Simone Pillon, braccio destro dello stesso Gandolfini, nell’organizzazione del “Family Day”: “Desidero esprimere solidarietà e vicinanza a Massimo Gandolfini, leader del Family Day, per le ignobili minacce che gli sono state rivolte oggi a Firenze. La frase ‘Appendiamo Gandolfini’, apparsa su uno striscione, è molto grave e va condannata senza se e senza ma: queste non sono critiche politiche, ma intimidazioni e minacce di morte per una persona che da sempre si batte per difendere la famiglia e la vita. Questi gesti sono inaccettabili e non trovano alcuna giustificazione: se pensano di intimidirci, si sbagliano di grosso”