Il paradosso in Angola: l’omosessualità non è più un vizio contro natura. E chi sostiene in contrario finisce in carcere, fino a due anni.
Come se il mondo andasse al contrario: non solo l’Angola decriminalizza l’omosessualità, ma punisce con il carcere chiunque sostenga che si tratti di una tendenza contro natura.
A deciderlo è il Parlamento di Luanda, che ha promosso una nuova legge che elimina la dicitura “vizi contro natura”, interpretata come un divieto di condotta omosessuale.
Per di più, il governo ha deciso che chiunque rifiuti di assumere o fornire servizi a persone in base al loro orientamento sessuale può essere condannato a due anni di carcere. A votare a favore della legge sono stati 155 parlamentari parlamentari hanno votato a favore, sette si sono astenuti e uno ha votato contro.
L’Angola è guidata dal presidente João Lourenço. Quest’ultimo non agisce per buona condotta o amabile comprensione nei confronti degli omosessuali. Al contrario ha fatto di questa legge una mossa politica per distanziarsi dal predecessore Jose Eduardo dos Santos, leader del Paese per quasi quattro decenni.