Oggi il settantaquattresimo anniversario.
Era il 30 gennaio 1945 e il Consiglio dei ministri, allora presieduto da Ivanoe Bonomi, deliberò la storica “concessione” del diritto di voto alle donne. Una svolta che arrivò durante la seconda guerra mondiale e che fu fortemente sponsorizzata dal democristiano Alcide De Gasperi e dal comunista Palmiro Togliatti. In quel governo di unità nazionale che univa esponenti di tutte le forze politiche, a dirsi contrari furono liberali, azionisti e repubblicani.
Tutte le donne maggiori di ventuno anni (eccetto le prostitute “vaganti”, cioè quelle che esercitavano al di fuori delle case chiuse) divennero parte dell’elettorato attivo. La prima chiamata alle urne per loro avvenne nel 1946, anno in cui venne concessa anche la possibilità di candidarsi.
Alle elezioni per l’Assemblea Costituente del 2 giugno – che si tennero unitamente al referendum fra monarchia e repubblica-, ventuno donne risultarono elette.